LEZIONE N. 4

 

(Il primo sviluppo delle istituzioni europee)

 

© Roberto Bin – Materiali di diritto dell’UE

 

 

Tra il 1948 e il 1951 sorge una serie di organizzazioni internazionali tra gli Stati europei. Inizialmente sono gli Stati uniti a sollecitare una gestione comune degli aiuti per la ricostruzione previsti dal Piano Marshall.

 

1947          Gli USA subordinano la concessione di aiuti alla ricostruzione dei paesi europei (il “piano Marshall”) all’utilizzazione congiunta dei fondi. Anche l’URSS viene invitata, ma ovviamente declina l’invito: alla creazione dell’OECE (vedi 1948) nell’Europa occidentale, i sovietici rispondono creando il Cominform (coordinamento internazionale dei partiti comunisti) e, nel 1949, il Comecon, organizzazione di mutua assistenza economica tra paesi socialisti.

 

1948          17 marzo - trattato istitutivo della Unione Occidentale, poi (dal 1954) UEO (membri iniziali: Francia, UK, Belgio, Olanda, Lussemburgo – c.d. Benelux): struttura consultiva di carattere politico (composta dai ministri degli esteri) per coordinare la difesa militare (ma, in prospettiva, anche la politica e l’economica):

                   dal 1954 anche Italia e Germania;

                   dal 1990 Portogallo e Spagna;

                   dal 1995 Grecia; poi progressivamente Turchia e blocco scandinavo + blocco Europa dell’est

                   Con il Trattato di Maastricht diviene “parte integrante dello sviluppo dell'Unione”, alla quale conferisce “una capacità operativa di difesa” (art. 17)

 

                   4 aprile – nasce la NATO, per dare più robustezza all’apparato militare europeo (coordinato dall’UEO) con l’apporto degli alleati d’oltre Atlantico (USA e Canada)    

 

                   16 aprile - 16 stati europei stipulano la Convenzione per la cooperazione economica europea che prevedeva l’istituzione dell’OECE con sede Parigi.

Obiettivi: promuovere la cooperazione e coordinare i programmi di ricostruzione dell’Europa; liberalizzazione degli scambi e riduzione di tariffe e barriere commerciali; sistema di pagamenti internazionali; migliore utilizzazione del lavoro. Organizzazione: nel Consiglio siedono i rappresentanti dei Governi; decide all’unanimità; nomina il Segretario generale.  Il raggio d’azione è esteso a tutte le attività economiche, ma non dispone di alcuno strumento per assicurare l’effettività delle decisioni. Promuove il processo di integrazione europea e, sorte le Comunità europee, ne cura il coordinamento con l’EFTA. Dal 1961 si trasforma in un’organizzazione di cooperazione economica di dimensione non solo europea (OECD)

 

                   maggio: si svolge il Congresso dell’Aia: 1000 delegati chiedono che si avvii un processo di unificazione europea. Il Congresso mette in luce ugualmente i conflitti che non tarderanno a opporre i sostenitori di una federazione europea, come la Francia, il Belgio e l'Italia, ai difensori di una cooperazione intergovernativa più tradizionale, come la Gran Bretagna, l'Irlanda, i paesi scandinavi.

 

1949          5 maggio: a Londra viene firmato il trattato istitutivo del Consiglio d'Europa viene firmato da dieci paesi: Belgio, Francia, Lussemburgo, Olanda, Regno Unito, ai quali hanno deciso di associarsi Irlanda, Italia, Danimarca, Norvegia e Svezia. Il Consiglio d'Europa può tiene le sue prime riunioni a Strasburgo, che diventerà la sua sede permanente. Subito dopo aderisce anche la Germania. "Obiettivo principale del Consiglio d'Europa è di conseguire un'unione più stretta tra i suoi membri per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che costituiscono il loro patrimonio comune e favorire il progresso economico e sociale". Ne sono organi un comitato dei ministri e un’assemblea parlamentare i cui membri sono eletti dai parlamenti nazionali. Attualmente gli stati membri sono 45

 

1950          4 novembre: si apre a Roma, nell’ambito del Consiglio d’Europa, la firma della Convenzione europea dei diritti dell’uomo - CEDU (entrerà in vigore nel settembre 1953). La Convenzione prevede l’istituzione di una Corte dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo: i suoi giudici sono eletti dall’Assemblea parlamentare e durano in carica sei anni; non rappresentano gli Stati di appartenenza (benché siano tanti quanti gli Stati). Possono ricorrervi, per violazione della CEDU, oltre agli Stati, anche i singoli individui.

 

Queste organizzazioni si collocano sicuramente tutte perfettamente nella dimensione 1, quella tipica delle organizzazioni internazionali. Tramite un trattato internazionale gli stati interessati creano un'organizzazione che ha alcuni organi propri: generalmente un organo esecutivo variamente denominato, un organo decisionale con una caratteristica più strettamente politica, ed un'assemblea. Ogni Stato si fa a rappresentare dell'organo decisionale da un ministro e nell'assemblea da membri del proprio parlamento, in modo che si ripete a livello internazionale uno schema simile alla divisione dei poteri di interna: ma è solo una somiglianza perché l'assemblea ha solo deboli funzioni di controllo politico, si riunisce uno due volte all'anno e essenzialmente per sentire e discutere il piano operativo e il bilancio dell'attività. Quasi mai l’assemblea ha compiti, per esempio, di approvazione del bilancio dell'organo esecutivo, che resta essenzialmente un'emanazione dell'organo colegiale che riunisce i ministri; ogni modifica dell'organizzazione comporta la modifica del trattato istitutivo: perciò a tal fine ogni paese deve esprimere il suo consenso potendo esercitare il diritto di veto. Anche l'organo decisionale di regola funziona rispettando il principio di unanimità, il che significa che ogni Stato membro ha il potere di veto sulle delibere dell'organizzazione.

Tutte le organizzazioni internazionali si basano sullo stesso principio, il principio dell'eguaglianza contrattuale, della parità tra gli stati che sono i soggetti che danno luogo all'organizzazione. La libertà e l'eguaglianza dei contraenti fa sì che l'organizzazione si fondi sul libero incontro di volontà delle parti contraenti e che i contraenti abbiano la piena disponibilità del loro accordo: l'organizzazione che per questa via si viene a creare non può che mantenere come sua regola fondamentale il principio della parità degli stati che vi sono rappresentati, del libero consenso, perciò dell’unanimità e del veto contro decisioni non gradite.