Roberto Bin
Possono essere assegnate tesi di fine triennio e tesi di fine quinquennio in Diritto costituzionale e Diritto regionale
Criteri di assegnazione delle tesi in Diritto costituzionale
Consigli per lo svolgimento delle tesi di laurea
CRITERI DI ASSEGNAZIONE DI TESI IN DIRITTO COSTITUZIONALE
Di regola, la tesi viene assegnata solo a studenti che non abbiano da sostenere ancora più di quattro esami
Non è necessario che la richiesta di assegnazione della tesi sia formalmente presentata con un determinato anticipo rispetto alla (presunta) sessione in cui lo studente sosterrà l'esame; la segreteria della Facoltà richiede però che sia depositato il modulo compilato di assegnazione della tesi almeno sei mesi prima della sessione di laurea che si intende utilizzare. È una scadenza solo burocratica, perché la valutazione dei tempi è rimessa al laureando, così come la valutazione dei risultati è rimessa al relatore. Tuttavia, in via di mero consiglio, si suggerisce ai laureandi di non iniziare il lavoro della tesi prima di aver superato tutti o quasi gli esami fondamentali.
In Segreteria deve essere consegnata la tesi con frontespizio firmato dal relatore almeno 15 gg. prima della data di appello di laurea. Il frontespizio non verrà firmato se il relatore non sarà stato messo in grado di leggere integralmente il testo, sia pure in stesura provvisoria, dell'intera tesi: esso dovrà essere perciò consegnato al relatore almeno 25 giorni prima della data di appello. Contestualmente alla firma del frontespizio verrà deciso (e comunicato al Preside della Facoltà) se e quanti correlatori vengono richiesti. Si fa presente che la nomina di uno o due correlatori è determinante per il punteggio che potrà essere assegnato all'esame di laurea.
Poiché il diritto costituzionale è materia del primo/secondo anno, e il suo studio si presume ormai lontano quando si chiede la tesi, si consiglia agli studenti che scelgo tale materia la rilettura di un manuale aggiornato, anche al fine di completare la propria preparazione.
CONSIGLI PER LO SVOLGIMENTO DELLA TESI DI LAUREA (versione settembre 2009)
1. SCELTA DELL'ARGOMENTO
1.1. Come criterio generale la tesi verrà assegnata su problemi specifici, formalizzabili in veri e propri quesiti. Questo orientamento è giustificato da una semplice considerazione: mentre lo studio universitario del diritto (in Italia) è organizzato essenzialmente sulla ripetizione della trattatistica (i manuali), l'esperienza millenaria dei giuristi, cioè il loro specifico professionale (siano essi giudici, avvocati o consulenti), consiste invece nella soluzione di problemi concreti. La tesi di laurea esalta perciò la sua utilità proprio se si propone come prima esperienza di lavoro quasi-professionale, in cui ci si cimenti nella chiara analisi dei problemi e nella formalizzazione di essi in termini di quesito giuridico, nell'individuazione degli specifici punti controversi, nella comprensione delle ragioni che militano a favore e contro le opinioni che si fronteggiano, nell'arte dell'argomentazione e nell'uso nobilmente retorico del linguaggio, rivolto a convincere della superiorità della soluzione prescelta. Il vero pregio di una tesi, quindi, non sta tanto nel suo argomento, ma nel metodo con cui è condotta.
1.2. L'argomento viene concordato con il relatore. E' preferibile che lo studente chieda la tesi precisando quale parte della materia preferisce, per quale tipo di studio si sente più tagliato o verso quali sbocchi professionali si va orientando, quali lingue straniere conosce. In linea di principio non si danno tesi di taglio storico, di diritto comparato o sulle "riforme istituzionali": gli argomenti saranno sempre fermamente ancorati a profili "tecnici" del diritto (costituzionale). Per questa ragione, e per l'esigenza che il laureando si abitui a lavorare su fonti di prima mano piuttosto che su fatti riportati da altri testi (vedi il punto 3.3.1.), vengono assegnate prevalentemente tesi che hanno come oggetto specifico segmenti della giurisprudenza costituzionale; ciò non esclude affatto però che si trovino ottimi temi che riguardano i rapporti tra gli organi costituzionali (qui l'unico ostacolo può essere l'accesso alla documentazione relativa alle prassi costituzionali, senza la conoscenza della quale il discorso rischia di perdersi tra banalità teoriche e genericità pseudo-politologiche) o le fonti (qui invece la difficoltà e connessa soltanto alla particolare complessità teorica degli argomenti).
Se lo studente propone una rosa di argomenti, il ruolo del relatore si limita alla "valutazione di fattibilità" del lavoro. Buona regola è, da parte dello studente, la massima franchezza sugli obiettivi che persegue in termini di punteggio e sulle risorse che è disposto ad impiegare nella tesi: sono questi elementi che aiutano nella scelta dell'argomento, pur non essendo mai decisivi né portando a situazioni irreversibili (è il metodo, non l'argomento, a "fare" la tesi, come si diceva).
1.3. In primo luogo viene selezionato l'argomento generale, in cui si svolgerà il lavoro. Vengono indicate le letture (e le sentenze) di base. L'obiettivo, in questa fase, è consentire al laureando di comprendere di cosa esattamente si parli e quali problemi si agitino in riferimento all'argomento prescelto (l'argomento generale è quello che viene indicato nel modulo da consegnare in segreteria).
1.4 I primi passi si muovono di regola partendo dai manuali e soprattutto da voci enciclopediche (che sono organizzate per "voci") o di commentario (che in genere sono orgnanizzati per "articoli" della Cost.. A questo proposito, conviene consultare:
a) tra le enciclopedie:
b) tra i commentari:
1.5. Può essere utile già in questa prima fase spendere qualche ora a consultare le ultime annualità di riviste specifiche di diritto costituzionale. Indispensabili sono le seguenti:
1.6. Questa fase si conclude con l'individuazione dell'argomento specifico (che formerà il "sottotitolo" della tesi), tassativamente espresso in forma di quesito (per es.: "Può il Presidente della Repubblica etc.?"). Una volta concordato con il relatore, questo diviene il vero oggetto della tesi. Essa inizierà con un' Introduzione, in cui si spiegheranno le ragioni che collegano il quesito specifico all'argomento generale.
Poiché è buona regola incominciare dall'inizio, è inevitabile che sia proprio l'Introduzione la prima ad essere scritta. Tuttavia si deve trattare di una scrittura provvisoria: infatti, se nell'introduzione, come dovrebbe essere, vengono annunciati gli interrogativi e le ipotesi di lavoro nella cui direzione si intende procedere, e se sarà nelle Conclusioni che, dopo travagliato percorso argomentativo, si esporranno le risposte o i risultati a cui si giunti, allora sarà bene che, per garantire la massima coerenza tra le due parti, l'Introduzione venga riscritta, alla fine della stesura della tesi, assieme alle Conclusioni.
1.7. E Internet? La rete è fonte di molte informazioni, ma anche di molte malformazioni. Non può certo essere la fonte bibliografica centrale per il lavoro di tesi, e tantomeno può essere la fonte iniziale. A parte Wikipedia, che può funzionare come un utile enciclopedia di base, in rete si trovano tantissime pubblicazioni, per lo più di scarsa qualità. Per cui le informazioni in rete vanno prese con le molle.
Ci sono però dei siti utili, a parte quelli istituzionali (Camere, Presidenza della Repubblica, Governo ecc.):
2. SVOLGIMENTO DELLA TESI
2.1. Una volta concordato l'argomento specifico, il successivo incontro (necessario) con il relatore sarà la discussione dell' Indice generale della tesi, il suo sommario. Esso rappresenta il programma di lavoro, articolato (come gli indici dei libri) in capitoli, paragrafi ecc. Si raccomanda ai laureandi la massima attenzione nella compilazione dell'indice, perché un indice ben fatto costituisce già una quota importante del lavoro complessivo. Oltretutto è sull'indice che si svolge la prima vera discussione con il relatore, nel tentativo di delineare nel modo migliore gli argomenti da affrontare, fissarne la successione, proporzionarne lo spazio rispettivo ecc.
2.2. Il laureando è tenuto a svolgere un'attenta schedatura dei testi e delle sentenze che legge. La schedatura serve a cogliere i punti centrali del testo che risultino rilevanti per l'argomento della tesi. Per questo le schede (o i singoli loro punti) vanno classificate secondo la numerazione dei paragrafi o dei capitoli indicata nell'indice della tesi. Le schedei servono a riassumere succintamente la tesi sostenuta nel testo, in modo da consentire poi una più agevole opera di costruzione del discorso che tenga conto delle opinioni contrapposte che sui singoli punti vengano registrate (e di cui poi si potrà dar conto nel testo e/o nella note. Queste schede vanno presentate al relatore prima che si inizi il lavoro di scrittura vero e proprio.
2.3 In seguito è consigliabile dare in lettura al relatore le singole parti man mano queste vengono scritte. La prassi seguita dal relatore è la seguente: una prima lettura "a puntate" delle singole parti, con le osservazioni del caso; una seconda lettura dell'intero lavoro, una volta che il laureando sia pervenuto ad una stesura completa; una terza lettura "a tesi rilegata", per formulare un giudizio definitivo da proporre alla Commissione d'esame.
Gli scritti vanno preferibilamente consegnati stampati; possono essere anche inviati per posta elettronica, se necessario.
3. ORGANIZZAZIONE DELLA TESI
3.1. E' indispensabile consegnare al relatore elaborati scritti al computer.
3.2. Tutti gli elaborati dati in lettura devono essere corredati da note. Non importa se esse vengano poste a piè di pagina o in fondo al capitolo; importa che esse siano:
a) esaurienti: in nota vanno indicati gli estremi di tutto ciò che viene citato tra "..." nel testo, ma anche le fonti su cui il laureando si è basato (dal punto di vista tipografico, la differenza tra le note relative a citazioni e le note relative alle fonti di ispirazione è data da ciò: che nel secondo caso la fonte è preceduta da cfr. - che significa: "confronta..." - mentre nel primo caso no). Che le note siano esaurienti non serve soltanto a consentire al relatore di controllare se il laureando ha "letto tutto" (il "tutto" non esiste, e poi comunque, per capire quanto si ha letto, è già sufficiente leggere il testo): ma è soprattutto una regola di correttezza (attribuire a ciascuno la sua opinione) e di prudenza (staccare le responsabilità dell'autore della tesi da quelle dell'autore da cui si sono attinte le opinioni - talvolta infelici - riportate). In nota vanno poi messe eventuali considerazioni laterali rispetto al filo logico del ragionamento, in modo da rendere più lineare la lettura del testo.
b) formalmente omogenee: basta seguire uno dei modelli che si vedono impiegati nei testi consultati. Generalmente le note hanno questo formato:
NOME-AUTORE, Titolo, Città anno, pag.
NOME-AUTORE, Titolo, in "Rivista" anno, pag.
NOME-AUTORE, Titolo della voce, in Dizionario o Enciclopedia, vol. XX, pag.
Corte cost., sent. NN/ANNO, in "Giur.cost." anno, pag.
Corte Giustizia, data, in c. nn/aa ("nome")
Se l'opera è già stata citata, basta scrivere
NOME-AUTORE, op.cit., pag.
ma se di lui si sono citate più opere, o la citazione risale a molte pagine indietro, conviene scrivere
NOME-AUTORE, Prime_parole_del_titolo cit., pag.
E' fortemente consigliabile di non rimandare la scrittura delle note ad un momento successivo a quello della stesura del testo, perché il ricuperarle poi è uno sforzo di memoria sempre costoso e spesso improduttivo. Quindi, le note è meglio scriverle subito!
3.3. Le tesi non sono (almeno da questo relatore) valutate a peso ma, casomai, in ragione ad esso inversamente proporzionale. Un uso tecnico del linguaggio ed un'argomentazione ben condotta comportano infatti scritti agili e ben strutturati. Anche per questo la definizione dell'indice della tesi è di importanza primaria. Ci sono poi alcune regole "tecniche":
3.3.1. Si deve lavorare solo ed esclusivamente su materiali "di prima mano". Ciò significa che non si devono citare opinioni altrui riportate dagli autori che si leggono (ma vanno reperiti e confrontati i testi originali).
Tre le conseguenze:
a) vanno espunte le c.d. "premesse storiche" (salvo che non si voglia, appunto, risalire alle fonti originali ed al materiale d'archivio);
b) vanno espunti i "riferimenti culturali" (tipiche le citazioni "di maniera" dei "classici", Kelsen in testa, desunte assai spesso da Autori che non si sono attenuti alla sana regola di leggere - e capire - i testi originali);
c) vanno espunti i riferimenti di diritto comparato, salvo non siano stati verificati su fonti dirette (possibilmente nella lingua originale, e non in traduzione).
3.3.2. Va usato con sistematicità il "rasoio di Ockham" ("entia non sunt multiplicanda sine necessitate"), tagliando dal testo tutti gli argomenti e le considerazioni che non servono ad impostare ed esaminare il problema specifico o a svolgere il proprio ragionamento
3.3.3. E' bene mantenere un attento controllo metalinguistico del proprio discorso, e in particolare:
a) staccare nettamente l'esposizione di opinioni, decisioni ecc. altrui dalle proprie valutazioni critiche;
b) esporre le opinioni altrui per blocchi omogenei, evitando di perdersi in particolari irrilevanti e, soprattutto, di farsi assorbire dall'altrui organizzazione del discorso, perdendone il controllo. Vorrei sottolineare con vigore questa avvertenza, perché, mancando di esperienze analoghe, chi affronta la tesi spesso cade nell'errore di "comporne" il testo "incollando" schede di lettura dei vari autori. Questo metodo è assolutamente da abbandonare, perché chi scrive la tesi deve seguire un proprio ragionamento, strutturato secondo il programma di lavoro definito nell'indice, e non può pretendere di adattare al suo ragionamento i ragionamenti dei vari autori, anch'essi ovviamente autonomi e sviluppati secondo un proprio personale programma di lavoro.
c) lavorare per contrapposizioni, evidenziando sempre con chiarezza il punto e il motivo del contrasto tra le opinioni (ed eliminando tutto ciò che con esso non c'entra). Questo significa eliminare i riassunti delle opinioni di Tizio e di Caio, rinunciare ad un ordine meramente cronologico di esposizione delle opinioni o delle sentenze, romperla con le schede di lettura; significa invece cogliere i punti, i problemi, le scelte su cui gli autori o le sentenze si dividono, spiegare perché quei punti sono problematici, illustrare quali soluzioni antitetiche o diverse vengono date al problema, solo alla fine, magari in nota, indicando chi le condivide (cfr...) e chi le avversa (contra, cfr...). È bene evitare, inoltre, l’approccio "ecumenico", cioè la tentazione di saldare assieme tesi contrapposte e inconciliabili. Come si è detto sub b), è importante invece cogliere e valorizzare i momenti di divisione tra le opinioni epresse dalla dottrina.
d) staccare con nettezza le singole tappe dell'argomentazione (bene sarebbe che ognuna diventasse un paragrafo a sé, ma, all'interno dello stesso paragrafo, si possono usare a,b,c,.. o 1,2,3, ecc.);
e) enunciare sempre in premessa le operazioni che si stanno per compiere ("In questo capitolo si affronterà il problema X. Per cercare di dimostrare che esso va risolto nel senso Y, si esaminerà per prima la tesi W (par. 1), di cui poi si mostrerà la debolezza(par. 2-4), soprattutto in considerazione di Z (par. 3). Verrà invece proposta la tesi Q, che sembra meglio rispondere all'esigenza di J... (par. 5-6)"). Questa tecnica di scrittura consente anche al lettore di "navigare" nel testo controllando sempre la rotta.
Per un esempio magistrale di scrittura "controllata", basta leggere un qualsiasi saggio di Norberto Bobbio, osservandone l'organizzazione a livello di metadiscorso.
3.3.4. Il plurale "maestatico" è soppresso. Si usa l'impersonale o, se proprio necessario, la prima persona singolare.
3.4. La bibliografia finale ha un senso vero solo per le tesi che esauriscono un argomento (per esempio, si occupano di un Autore o di un istituto giuridico): il che di principio non avviene nelle tesi di Diritto costituzionale, per le ragioni già esposte trattando della scelta dell'argomento. Chi avesse tempo potrebbe corredare la tesi, anziché di una bibliografia, di un indice analitico (nome dell'autore e pagine ove egli è citato).
3.5. Alcune regole di "stile".
3.5.1. Si prega di seguire (e, semmai, di ripassare) le norme sulla punteggiatura, il cui rispetto è una condizione di leggibilità dello scritto. Per comodità riporto alcuni passi della celebre Grammatica italiana di Battaglia e Pernicone (pagg. 59-73):
La punteggiatura segna le pause che si fanno nel discorso ... Sono i "punti" e le "virgole" che mantengono al discorso la sua architettura... Con un segno interpuntivo si esprime una pausa, un'esitazione, un silenzio; ma anche si traduce l'articolazione e lo sviluppo del nostro discorso, che si dispone in una tela di piccole e grandi unità logiche..
La virgola segna la pausa più breve... si incontra nelle enumerazioni (danaro, tempo, fatica)... distingue un inciso nell'interno di un pensiero... divide l'apposizione, l'espressione attributiva (Dante: "Amore, acceso di virtù, sempre alto accese")... è di norma prima d'una proposizione (Sono stato con il medico, che mi ha parlato...) ... distingue nel periodo le varie proposizioni "subordinate" (Se egli studia, sarà promosso)
Il punto e virgola non solo indica una pausa maggiore rispetto alla virgola, ma segna il distacco fra due unità sintatticamente compiute, che però si completano nello stesso periodo ... ("Stanco tornavo, come da un viaggio; stanco, a mio padre, ai morti, ero tornato)....
I due punti segnano una pausa particolare, che, anziché separare e distinguere una frase dall'altra o un pensiero dall'altro, piuttosto l'annunziano, lo presentano, lo mettono in rilievo (C'è un poeta che leggerei sempre: Dante)... Un impiego preciso e insostituibile dei due punti è nel presentare una citazione, un discorso indiretto ...
Il punto... segna la pausa maggiore; esso chiude un periodo, isola un pensiero...
Il trattino (-) delimita un inciso...
Un discorso a parte fa fatto per le "andate a capo". Esse servono a segnare stacchi abbastanza netti nel discorso, cioè ad indicare articolazioni piuttosto marcate nel ragionamento: Non ci sono regole sull'uso, salvo quella di evitare di andare a capo sempre, dopo ogni punto, o mai!
3.5.2. L'appiattimento della lingua italiana ha fatto perdere il gusto della differenziazione dell'accento sull' 'e' delle parole tronche, che in genere è sempre grave (è): ma se si vuole differenziarlo, si ricordi che la terza persona singolare del verbo essere ha accento grave (è), e così i suoi derivati (cioè), mentre perché, sicché, poiché, né ecc. hanno accento acuto (é), avendo pronuncia chiusa.
3.5.3. Le parole straniere (incluse quelle latine, delle quali si raccomanda tuttavia un uso modico) vanno in corsivo (o, che è lo stesso, sottolineate).
3.5.4. Non bisogna usare il maiuscolo per far risaltare le parole (LEGGE, Principio ecc.), né si può usare il neretto: il risalto è dato semmai dal corsivo.
3.5.5. Chi scrive ha l'onere di farsi capire, e non lo può trasferire a chi legge. A tal fine è consigliabile caldamente di optare per frasi brevi e di limitare le subordinate. Gli scritti di difficile lettura saranno inesorabilmente respinti!
3.5.6. E' buona regola di educazione rileggere il proprio testo prima di consegnarlo alla lettura: altrimenti si usa il proprio relatore come "correttore di bozze", cosa ben poco gentile e asolutamente non apprezzata.
Per il resto Ennio Flaiano ha messo per iscritto alcuni consigli per i giovani scrittori, di cui ben si può giovare anche chi deve scrivere la tesi:
3.6. La tesi deve essere stampata in almeno due/quattro copie (deposito, relatore, primo e secondo correlatore se ci sono). Non vi è alcun motivo per optare per una veste tipografica "monumentale": copertina in cartone telato o rivestito, caratteri d'oro, carta pesante, formato "una-parola-per-pagina". La sobrietà è senz'altro apprezzabile, specie da chi deve trascinarsi il "monumento" per l'Italia (e, penso, anche da chi deve pagare il tipografo). E' richiesto solo che la tesi sia dattiloscritta e i fogli siano cuciti. Quindi, abbandonate inutili pompe, si consigliano pagine fitte, carta leggera e copertina sottile: infatti, a parte la copia del candidato, destinata ad essere esibita a parenti ed amici, le altre tre condivideranno un ben triste destino: essere gettate.
4. SVOLGIMENTO DELL'ESAME E PUNTEGGIO DI LAUREA
4.1. Per un minimo di rispetto nei confronti della Commissione di laurea (e di quel tanto di suspense che dà gusto alla vita), il prof. Roberto Bin non è uso a preannunciare al candidato quali domande gli porrà in sede di esame: questo, del resto, incomincia di regola con la richiesta di esporre alla Commissione le ipotesi da cui il laureando ha preso le mosse e le tesi che ha elaborato; la discussione si sviluppa poi per il suo verso, spesso anche per le domande poste dagli altri membri della Commissione.
4.2. Come è a tutti noto, il punteggio assegnato alla tesi è determinato dalla Commissione d'esame. Il relatore può solo proporre l'assegnazione di un determinato punteggio, che va poi a sommarsi a quello conseguito negli esami di profitto (ogni voto va "ponderato" in relazione ai crediti attribuiti all'esame: bisogna moltiplicare il voto per il numero dei crediti, sommare tutti i prodotti e dividere la somma per il numero totale dei crediti: questo voto medio va diviso ancora per 3 e moltiplicato poi per 11: le frazioni di voto sono arrotondate in meno se =< a 0,49, in più se >). Inoltre agli studenti "Erasmus" è riconosciuto un punto in più. Il giudizio della Commissione è influenzato anche, in qualche misura, dal modo di sostenere la discussione orale.
4.3. La Facoltà si è data una regola per quanto riguarda il punteggio da assegnare all'esame di laurea, con alcuni criteri per l'assegnazione dei voti (è opportuno informarsi in Presidenza). Vengono distinti anche tre procedimenti per l'esame di laurea, ma non per la parte burocratica che esso precede.
In conformità con i criteri generali fissati dalla Facoltà, cui mi atterrò, proporrò per le tesi mediocri o "veloci" (che non richiedono alcun correlatore) non più di 3 punti, per quelle medie (per le quali è previsto un unico correlatore) non più di 7, per quelle buone non più di 10 (per queste ultime tesi, e per la tesi che ambiscono alla "lode", sono previsti due correlatori).